IN UN SABATO POMERIGGIO DOVE LE NUBI SI ACCASANO SOPRA SANT’ANTONIO, IL REDENTORE NON RIESCE AD ACCENDERE LA LUCE.

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Piccolo passo falso dei nostri ragazzi sabato pomeriggio che rimangono ancora in serie positiva perché pareggiano, ma per come è arrivato, dentro ha bruciato, forse, più di una sconfitta.

Da buon giornalista quale miro a diventare (ciozza, ovvero cavolata) ho aspettato un po’ a scrivere l’agognato articolo, perché sicuramente preso dalla confusione generale che ha accompagnato il fine partita di sabato, non sarei, forse, riuscito a dare una giusta lettura a tutta la partita e oltre.

Quindi come buona abitudine, partiamo dalla partita. Il tempo non prometteva nulla di buono, non era freddo, ma entrambe le squadre aveva già preparato le scialuppe di salvataggio, per tornare negli spogliatoi, attraccate a fianco delle panchine (banchine?!). Il mister chiede ai suoi massimo impegno, visto che il Villanova, formazione tosta, cercherà il tutto per tutto di vincere. Formazione del Redentore di rito (ormai): Panta, Chris, Fanz, Baruc, Giò, Peter, Tucu, Rigo, Maio, Mel e Gaddo. Cambiati in panchina col mister (almeno il primo tempo) Guerra, Strada, Bucchi e Fede (dolorante ad una caviglia) non cambiati Leo e Surga (ancora col gesso).

Nonostante le condizioni climatiche, un discreto numero di spettatori assiepava le reti di cinta del campo.

Fischio d’inizio, dato dall’ormai innominabile arbitro, ovvero ogni volta che senti il suo nome un brivido ti percorre la schiena dal tallone fin sopra i capelli, il “temutissimo” De Santis!Noooooooo!

Potrei già finire di raccontare, dire il punteggio e scrivere vedi articoli precedenti delle partite arbitrate da costui.

Ma un po’ di voglia ne ho e qualcosa dirò.

Primo tempo decisamente a corrente alternata dei nostri. I primi minuti siamo molto rinunciatari e il Villanova trova il goal, però giustamente annullato, visto la deviazione dell’attaccante avversario davanti al Panta, visibilmente in fuorigioco. I minuti passano e questo quasi-goal un po’ sveglia i nostri che trovano il vantaggio…su rigore (e uno). Le proteste avversarie non sono state eccessive quindi sembra che il rigore ci fosse, dalla panchine la visone è tutt’altra, ma il “regalo” è ben accetto. Non sto neanche a dire che il Rigore lo batte rigo (forse ho sbagliato le maiuscole, ma ormai…) e passiamo in vantaggio. La parola d’ordine ora è “nessunfalloinarea!”, perché è ovvio che ci darà un rigore contro, vedrete.

Il goal dà quella falsa sicurezza al Redentore di aver già portato a casa la partita, infatti solo a tratti il Redentore spinge, però non prendiamo goal (e neanche rigore contro) e andiamo negli spogliatoi, con le prime gocce che iniziano a cadere dal cupo cielo di Sant’Antonio, sull’uno a zero.

Il mister, come di consuetudine, non si ferma più di tanto coi ragazzi e con poche parole chiede di dare di più; il ritorno in campo vede l’unico cambio di Maio per Bucchi, che va a fare il terzino e cosi Chris torna nella sua posizione d’origine. Insieme alla pioggia (per ora è solo pioggia) c’è anche più grinta nei ragazzi. Però non c’è più l’arbitro, almeno fisicamente uno che girovaga per il campo con in bocca un fischietto c’è…e forse era meglio…ma nulla più, non vado oltre.

Dopo aver studiato bene il copione nell’intervallo, passano pochi minuti di gioco, dove entrambe le squadra cercano volenterose il goal, e quello vestito di verde ci fischia un rigore contro (e due), goffa esecuzione, comunque goal, e si riparte dall’uno pari (due del Villanova si sono scontrati in area, mah). Il forcing del Redentore va crescendo, insieme alla pioggia che si sta trasformando in un anticiclone tropicale. Pochi minuti e l’omino col fischietto non può far a meno di assegnare un secondo rigore a favore (che fanno tre, almeno stavolta era indiscutibile, visto poi che il rigore di compenso l’aveva già assegnato, penso che Mel stia ancora volteggiando sopra il dischetto del rigore). Rigo posiziona la palla, tiro e double-Rigo-re (adesso la sfida è il tri-rigo-re).

Ultima cosa buona che fa l’arbitro è ammonire con un giallo la peggior simulazione della storia, dentro l’area il 9 avversario (forse visto la situazione ci ha provato) da solo lancia un grido straziante e si accascia per terra solo dopo essersi sincerato che l’arbitro lo guardasse, penoso (scusate ma ci vuole).

Da qui in poi buio, in campo e nella mente del direttore di gara.

Il Villanova non ci sta proprio e si riversa nella nostra metà-campo, lasciando spazio per i nostri contropiedisti: Peter, Gaddo, Chris che a turno si alternano in galoppate verso l’area avversaria.

Mancheranno 15-20 minuti alla fine. Le occasione per il Redentore di portare il vantaggio a due tre goal sono molteplici, solo che, per raccontarne qualcuna delle più eclatanti, finiscono così: una punizione sulla linea dell’area (?), 10 in barriera del villanova, Baruc batte e coglie il sotto della traversa con la palla che rimbalza poco fuori dalla porta; un’altra Peter s’invola uno contro uno col portiere, scavetto palla contro il palo che rimbalza quasi un metro dentro e poi un avversario la calcia via, l’arbitro non da goal (Peter si prende anche un giallo nel tentativo di far ragionare il Santis che era dentro, ma lui ha visto così). Poco dopo il goal non dato Peter si riscatta e riesce ad infilare il portiere avversario, sull’ennesimo contropiede. 3 a 1 a 7-8 minuti dalla fine. Le occasioni per noi continuano, ma non ne sfrutteremo più, mentre il Villanova trasforma ogni punizione (cioè qualunque fallo in campo è dato a loro favore) e calci d’angolo in un disperato forcing dentro la nostra area.

Non è più una partita di calcio, ma un tentativo di rimanere a galla il più possibile.

Nulla sarà fischiato più nulla a nostro favore, compresi i 5 minuti di recupero (chissà poi perché) che diventeranno 7 o 8, con questo dell’arbitro non voglio più parlare e nemmeno sentir pronunciare il suo nome (nel scrivere l’articolo ho avuto la pelle d’oca dall’inizio fino ad ora).

Il fato racchiude una brutta sorpresa al Redentore, perché il più delle volte una partita così finisce…così. Cioè, al primo minuto di recupero il Villanova riesce ad accorciare lo svantaggio portandosi sul 3 a 2 su calcio d’angolo. Il Redentore perde lucidità e il Villanova le prova tutte, uno vuole solo il fischio finale mentre l’altro cerca di buttarla dentro ad ogni costo. Aggiungeteci l’arbitro famoso, chi più chi meno offuscato dalla pioggia incessante che gli copre la faccia (compreso il mister che in un paio di occasioni fa volare la bandierina qua e là per il campo on seguito a decisioni arbitrali strampalate) e che ormai si è fatta ora di cena (per sdrammatizzare), e così arriva la doccia più fredda, pasticcio dei nostri, palla che sguiscia, avversario avvoltoio (merito di averci creduto) e palla che finisce nella rete, pochi secondi dopo fischio finale, ormai era domenica.

Inutile dire come l’abbiamo presa (o avremmo voluto prendere l’arbitro) finita la partita, lo sconforto, il dispiacere e la rabbia la facevano da padrone, ci sono voluti un po’ di minuti per accettare questo pareggio, che forse è stato peggio di una sconfitta.

Ma adesso che sono passati un po’ di giorni forse si può fare una lettura più equilibrata. Lasciando stare quell’uomo che si confessa arbitro (ormai già ampiamente caricato del compito avuto), è meglio cercare cosa è andato e cosa meno.

Prima cosa: il goal preso all’ultimo secondo è frutto di svarioni vari quanto di sfortuna varia, ma non è la causa del pareggio, come non è colpa di un singolo giocatore. Perché come la squadra non è riuscita a sfruttare le varie occasioni di chiudere la partita non è riuscita a mantenere il vantaggio per chiuderla in modo vittorioso. Sono mancate calma, o meglio lucidità, e grinta costruttiva nei momenti decisivi, cosa che gli avversari hanno tirato fuori fino all’ultimo. Frase scontata, le partite finisco al 90’, anzi 95’, insomma dopo il triplice fischio, fino a quel momento può succedere di tutto.

Le recriminazioni lasciano, purtroppo, il tempo che trovano, quello che conta è lavorare sugli errori commessi, cercare di migliorare e soprattutto non adagiarsi sui famosi allori; torno a ripetere questa frase perché ancora una volta è venuto fuori questo atteggiamento, di rilassamento, una volta fatto il primo goal, e anche alla fine. Sono tornate (anche se pur ampiamente giustificate) le grida di proteste e lamentela contro l’arbitro (ricordo i due gialli per protesta), da parte di giocatori, allenatore e “spettatori”, che come sempre non hanno portato alcun beneficio ai fini del risultato, anzi.

L’unica forza su cui si deve concentrare il Redentore è la propria forza, perché quando ha giocato il Redentore lo ha fatto bene e ha dimostrato di poter andar a vincere.

Siamo forti, siamo bravi, ma bisogna sempre dimostrarlo, fino all’ultimo secondo e oltre. Quindi non ci resta che tirare su le maniche, che un po’ sono scese, allenarci e riprendere la corsa con serenità e umiltà.

Suvvia abbiamo pur sempre guadagnato un punto.
scritto da fefo

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